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K.O. l’Italia del tennis, vittoriosa quella della canzone

K.O. l’Italia del tennis, vittoriosa quella della canzone

K.O. l’Italia del tennis, vittoriosa quella della canzone. Uno strano incrocio quello che ieri ha messo a confronto, seppure a distanza, due espressioni pubbliche del tricolore. Mentre tutti guardano con comprensibile distrazione i mondiali di calcio in Qatar, le attenzioni degli sportivi si focalizzano su altre discipline, nella speranza di tenere alto il vessillo del nostro Paese. La nazionale italiana di tennis, purtroppo, ieri è stata sconfitta nella semifinale in Coppa Davis dal Canada per 2-1, con la decisiva sconfitta nel doppio della nostra coppia Berrettini-Fognini. Sfuma così un finale che manca dal 1998, in gioco oggi fra Canada e Australia a Malaga. Staremo a vedere, anche qui senza grande coinvolgimento emotivo, chi si aggiudicherà la famosa “insalatiera”…

K.O. l’Italia del tennis, vittoriosa quella della canzone

Se l’Italia sotto rete non ride… quella della canzone gioisce! Le Deva, quartetto pop completamente made in Italy formato da Greta Manuzi, Laura Bono, Roberta Pompa e Verdiana Zangaro, vincono la 23esima edizione del festival albanese Kenga Magjike (che in quella lingua significa “canzone magica), nella categoria Big International Artist. Si tratta di uno degli eventi artistici più importanti e seguiti nel Paese. La kermesse a 7 note si svolge ogni anno a Tirana, ospitando artisti di varie nazionalità. Dopo due anni di pausa legati alla pandemia, è tornato quest’anno e, per la prima volta, la vittoria va ad un artista italiano.

GiuraGiuda al primo posto in Albania

Erano 23 i talenti rimasti in gara di cui due italiani entrambi appartenenti all’etichetta Dischi dei Sognatori. Marco Carta e Le Deva. E alla fine sono state proprio quest’ultime a spuntarla con il brano GiuriaGiuda. Il brano viene raccontato così da Verdiana Zangaro, una delle componenti del gruppo vocale e tra le autrice del brano: “Quando il sonno si rompe scrivo e attraverso le canzoni l’inquietudine cambia forma. Qualcosa di profondamente tuo diventa suo, loro, nostro e quel flusso sul quale è cucito quel sentire comune inizia a pesare di meno”.

 

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